Fin dal 1200, alla corte di Federico II, non mancava il vino di Sala e nemmeno sulla tavola dei Sanvitale, dei Farnese e dei Borbone. Nel XVI secolo erano detti “perfettissimi” i vini di Vianino, Calestano e Sala. Sua Altezza Maria Luigia apprezzava particolarmente il vino di Sala tanto che nelle sue cantine parmigiane ne teneva sempre alcune botti a disposizione. Giuseppe Garibaldi, in visita alla Marchesa Araldi Trecchi di Maiatico, assaggiata la Malvasia se ne innamorò e portò con sé alcune “barbatelle” per trapiantarle a Caprera. Giuseppe Verdi, nei momenti di maggiore tristezza, si nutriva con un uovo fresco ed un bicchiere di Malvasia.
Nel 1926, alla “Fiera Campioni di Roma” la ditta Longhi Luigi (di Talignano) ottenne la “Massima premiazione ed il più alto elogio per la qualità di Malvasia e Moscato nostrano prodotto in loco” (come cita testualmente don Ferruccio Botti nel suo libro: Gastronomia Parmigiana) e gli venne conferita la “massima premiazione: croce al merito e medaglia d’oro”.